La comprensione dell'italiano

«I sordi che sanno scrivere e leggere comprendendo perfettamente il testo non hanno più bisogno di alcun intermediario, non dipendono più dagli intermediari più o meno volenterosi ed abili che normalmente li circondano.»

Bruna Radelli

I bambini, gli adolescenti e gli adulti sordi comprendono l’italiano scritto? Quanto possono capire dei testi che leggono, anche di quelli più o meno semplici o semplificati? Possono essere completamente autonomi nella comprensione di un testo scritto, sia esso un giornale, un libro, una e-mail, una pagina web o un SMS? E nello scrivere, una persona sorda può davvero essere autonoma e farsi capire scrivendo correttamente?

Insieme a Bruna Radelli, abbiamo studiato la produzione e la comprensione di centinaia di bambini, adolescenti e adulti sordi. Come tanti altri prima di noi, abbiamo rilevato che molti di loro non sono autonomi nella comprensione e produzione di un testo scritto (per approfondire, si veda La logogenia® come strumento di indagine dell’autonomia linguistica dei sordi in italiano). Tuttavia, di fronte a questa constatazione, la Logogenia® afferma anche che questa mancanza di autonomia non è inevitabile. Il bambino sordo può diventare un adulto sordo che sa l’italiano, che comprende senza difficoltà, come le persone udenti, qualunque testo scritto, e che può usare la lingua scritta per comunicare senza che questa sia un ostacolo o una barriera ulteriore che si aggiunge alla perdita uditiva.

La grammatica

Tutte le analisi su come le persone sorde sanno l’italiano concordano nel riscontrare problemi più o meno gravi nell’area della morfologia e della sintassi, ossia in quegli ambiti che definiscono la grammatica dell’italiano.

Anche la nostra esperienza conferma queste osservazioni: i bambini e gli adolescenti sordi che richiedono il nostro intervento non percepiscono le informazioni linguistiche veicolate dalla morfologia verbale e nominale, non comprendono il ruolo delle preposizioni e degli articoli, non capiscono i pronomi e le frasi relative e non usano questi elementi in modo appropriato nella loro produzione (per approfondire, si veda la Logogenia®).

A partire da queste osservazioni ci siamo chieste: è possibile che tutti questi elementi facciano parte veramente della lingua del bambino sordo? È possibile esporlo precocemente alla grammatica? Gli strumenti a disposizione degli operatori sono per lo più centrati sul piano comunicativo, soprattutto con il bambino piccolo, e in integrazione possono prevedere percorsi strutturati, che mirano a spiegargli e/o a insegnargli la grammatica. Questi due approcci, tuttavia, anche se integrati, non riescono a fornire al bambino sordo tutte le informazioni necessarie per svilupparla in maniera spontanea e organica.

È possibile far sviluppare al bambino sordo la grammatica attraverso la comunicazione?
Il problema è che in questo modo è difficile offrirgli contemporaneamente e precocemente una guida specifica che gli faccia percepire proprio quegli elementi linguistici che concorrono a costruire la grammatica di una lingua. Secondo il nostro punto di vista, infatti, il bambino sordo, per quanto aiutato dal residuo uditivo, dalla protesi o dall’impianto, è immerso in un ambiente comunicativo/linguistico comunque troppo povero, in cui le informazioni rilevanti per lo sviluppo della grammatica sono spesso rarefatte e quindi poco salienti per essere veramente acquisite.

Si può ovviare alla povertà dell’ambiente comunicativo con un percorso di riflessione esplicita sulla grammatica?
La linguistica teorica ci insegna che la grammatica di una lingua non può e non deve essere appresa attraverso spiegazioni e ragionamenti espliciti. La comprensione dell’italiano, quindi, anche nel bambino sordo, dovrebbe svilupparsi grazie ad una stimolazione grammaticale appropriata non di tipo istruttivo in grado di attivare la sua naturale capacità di acquisire il linguaggio.

Il lessico

Molti osservano che il bambino sordo mostra spesso un bagaglio lessicale ristretto e rigido. Una conseguenza di ciò è che la sua lettura è continuamente ostacolata e interrotta dalle parole che non conosce. Per questo motivo (ma non solo) legge poco e solo se aiutato.

L’ampliamento del lessico è dunque uno degli obiettivi primari dell’educazione linguistica del bambino sordo. Molte volte, però, i risultati di questo lavoro sono deludenti e frustranti: nonostante l’applicazione del bambino e nonostante la dedizione dell’insegnante, del logopedista, dei genitori e di chiunque lo aiuti, l’ampliamento del bagaglio lessicale risulta faticoso e le parole nuove sono usate in modo inadeguato e inappropriato. Secondo la nostra analisi, se il bambino sordo non ha un problema specifico nel ricordare le parole, i limiti lessicali sono causati dalle difficoltà grammaticali: le lacune nell’acquisizione della grammatica impediscono di costruire quella intelaiatura sintattica che forma il terreno su cui può innestarsi la conoscenza delle parole. La grammatica forma la rete di collegamento tra le parole e permette di acquisirle come elementi linguistici dotati non solo di significato, ma anche di informazioni grammaticali.

Un aspetto forse sottostimato del problema lessicale è l’approccio dell’operatore.
Ci capita di frequente di osservare che la parola nuova sia mostrata prima in isolamento e poi con molti esempi, tramite frasi che ne mostrano i diversi significati. Tuttavia, questo lavoro raramente è integrato da esempi su come questa parola funziona grammaticalmente nella frase. In questo modo, le parole sono ridotte a mere etichette collegate a dei significati, ma deprivate delle loro proprietà grammaticali. È per questo – riteniamo – che il bambino sordo impara significati, ma non riesce a gestirli quando deve esprimerli linguisticamente, ossia all’interno di frasi.
Inoltre, nel compito di scoprire la parola nuova, si tende a suggerirne il significato, ad esempio avvalendosi di disegni, della mimica o di spiegazioni. In questo modo, il bambino si abitua a ricevere le informazioni e non può applicare la sua istintiva e naturale capacità di scoperta del significato lessicale.

Il testo

Molti bambini e ragazzi sordi non capiscono quello che riescono a leggere. Sono cioè in grado di decodificare un testo scritto, ma non di comprenderlo. Queste difficoltà sono riconducibili agli effetti che la sordità preverbale può avere sull’acquisizione della lingua storico-orale, in particolar modo nell’ambito della grammatica e del lessico. Quando nel bambino sordo il deficit uditivo determina una difficoltà con l’italiano, gli è precluso non solo quanto non sente per i limiti del suo apparato uditivo, ma anche quanto non capisce del testo scritto per i limiti della sua competenza linguistica.

Semplificare il testo?
A fronte di questa situazione, gli approcci più diffusi, in ambito scolastico ma non solo, vanno per lo più nella direzione di modificare il testo, semplificandolo e alleggerendolo degli elementi grammaticali per consentire una più facile assimilazione dei contenuti. Col tempo, tuttavia, questa strategia può rivelarsi controproducente. Un testo impoverito di informazioni grammaticali è un’occasione persa di esperienza grammaticale, possibile proprio perché indipendente dall’udito. Crediamo che la mediazione linguistica sia una operazione necessaria laddove le difficoltà linguistiche impediscono la comprensione autonoma del testo scolastico, ma che debba e possa essere affiancata da strategie che consentono un’esperienza personale e non mediata della lettura.
Per approfondire, si veda I bambini sordi e la lettura: analisi di un problema.

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